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Ameriga Vacca - filastrocche
Testimonianza di Ameriga Vacca (nota Merita)
FilastroccheLa signora Ameriga recita due filastrocche per bambini.
«Serra serraddu - centu e coraddu - coraddu e centu - lira de centu - lira de oru - tzaracu bonu - bonu tzaracu - no siast macu - macu no siast - e binu no biast - e binu nieddu - tzaracu de Casteddu».
(«Chiudilo chiudilo - cento e corallo - corallo e cento - lira da cento - lira di oro - servo buono - buon servo - non essere matto - matto non sia - e vino non bere - e vino nero - servo di Cagliari»).«Serra serra - palas in terra - palas a muru - su topi in su muru - in su muru su topi - totu sa noti - e totu sa dii - e ndi papat a tì».
(«Chiudi chiudi - spalle a terra - spalle al muro - il topo nel muro - nel muro il topo - tutta la notte - e tutto il giorno - e ti mangia a te»).
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Edificio in cui ha sede il Comune di Siddi, ingresso da Via Sardegna.
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Biblioteca comunale, viale Europa.
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Impianti sportivi comunali: palestra, campi da calcio e da tennis.
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Chiesa parrocchiale intitolata alla Visitazione di Maria Vergine.
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Chiesa parrocchiale intitolata alla Visitazione di Maria Vergine.
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Portale d’ingresso della chiesa parrocchiale intitolata alla Visitazione di Maria Vergine.
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Particolare della torre campanaria della chiesa parrocchiale intitolata alla Visitazione di Maria Vergine.
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La statua della Madonna delle Grazie nella cappella del rosario. Alla statua è stato appeso un rosario in legno.
Chiesa parrocchiale Visitazione di Maria Vergine.
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Ex ospedale Managu.
Raro e importante esempio di struttura ospedaliera funzionante in Sardegna già dalla seconda metà dell’Ottocento. Oggi la struttura ospita il Consiglio Comunale.
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Particolare della muratura in pietra faccia a vista dell’ex ospedale Managu.
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Ex Ospedale Managu.
Raro e importante esempio di struttura ospedaliera funzionante in Sardegna già dalla seconda metà dell’Ottocento. Oggi la struttura ospita il Consiglio Comunale.
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Ex Ospedale Managu.
Raro e importante esempio di struttura ospedaliera funzionante in Sardegna già dalla seconda metà dell’Ottocento. Oggi la struttura ospita il Consiglio Comunale.
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Uno scorcio nel centro storico.
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Uno scorcio nel centro storico.
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Uno scorcio nel centro storico.
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Uno scorcio nel centro storico.
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Uno scorcio nel centro storico: i portali segnano l’ingresso alle rispettive case padronali.
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Portale di una delle diverse case padronali presenti nel paese.
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Particolare del portale: il batacchio.
Tra le forme zoomorfe, finalizzate a propiziare, oltre all’apertura del portone, l’avvento della buona sorte e il suo perdurare, la testa di leone è la più frequente.
Fusione in bronzo, probabile fine Ottocento.
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Uno scorcio nel centro storico: un portale antico.
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Uno scorcio nel centro storico.
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Uno scorcio nel centro storico.
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Uno scorcio nel centro storico: le case Puddu. L’edificio sulla destra, con la muratura in pietra faccia a vista, ospita l’Accademia del Gusto e il ristorante S’Apposentu.
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Uno scorcio nel centro storico: un portale antico.
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Uno scorcio nel centro storico: ingresso Casa Puddu.
La casa è sede dell’Accademia del Gusto e del ristorante S’Apposentu.
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Uno scorcio nel centro storico: particolare.
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Uno scorcio nel centro storico attraverso un portale antico.
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Panoramica delle due chiese: da sinistra, la chiesa parrocchiale della Visitazione di Maria Vergine e San Michele Arcangelo.
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Uno scorcio nel centro storico: sa lolla.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: prospetto principale.
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Chiesa di San Michele Arcangelo.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: architrave con rappresentazioni antropomorfe.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: porta lato sud.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: retro.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: particolare dell’abside all’esterno.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: particolare dell’abside dall’interno.
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Chiesa di San Michele Arcangelo: interni.
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San Michele Arcangelo: statuetta lignea.
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San Michele Arcangelo: statuetta lignea, XVIII secolo.
Foto dell’archivio comunale.400600
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Siddi è ubicata nella sub regione della Marmilla, caratterizzata da vaste colline tondeggianti assomiglianti verosimilmente a mammelle da cui il nome Marmilla.
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Siddi nel suo territorio: la campagna antistante e l’altopiano (su Pranu de Siddi) alle sue spalle.
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Primavera. La Marmilla è un territorio a forte vocazione cerealicola, di recente è stata introdotta la coltivazione della colza (la fioritura gialla in secondo piano).
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: costone.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: gruccione e papaveri.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: picchio al balcone.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: orchidea.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: cisto.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: zafferanetto.
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Il parco naturalistico-archeologico Sa Fogaia: ofride ciliata.
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Albicocco in fiore.
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Mandorlo in fiore.
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Mandorlo in fiore.
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Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
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Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
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Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
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Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
Foto dell’archivio comunale.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/020 territorio_siddi.jpg
Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
Foto dell’archivio comunale.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/021 territorio_siddi.jpg
Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
Foto dell’archivio comunale.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/022 territorio_siddi.jpg
Nuraghe Sa Fogaia.
Nuraghe a corridoio, complesso e irregolare, composto dall’accostamento di tre corpi megalitici e il sommarsi di costruzioni secondarie. La sua prima fase costruttiva risale al bronzo medio iniziale.
Foto dell’archivio comunale.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/023 territorio_siddi.jpg
Tomba di giganti Sa domu de s’orcu.
Monumento funerario nuragico edificato sull’altopiano della Giara di Siddi; l’opera muraria megalitica è costruita in blocchi di basalto disposti a filari regolari, con fronte a esedra e corpo tombale absidato.
Foto dell’archivio comunale – Gianni Alvito.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/024 territorio_siddi.jpg
Tomba di giganti Sa domu de s’orcu.
Monumento funerario nuragico edificato sull’altopiano della Giara di Siddi; l’opera muraria megalitica è costruita in blocchi di basalto disposti a filari regolari, con fronte a esedra e corpo tombale absidato.
Foto dell’archivio comunale.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/025 territorio_siddi.jpg
Tomba di giganti Sa domu de s’orcu.
Monumento funerario nuragico edificato sull’altopiano della Giara di Siddi; l’opera muraria megalitica è costruita in blocchi di basalto disposti a filari regolari, con fronte a esedra e corpo tombale absidato.
Foto dell’archivio comunale.600450 - images/morfeoshow/il_territori-2833/big/026 territorio_siddi.jpg
Tomba di giganti Sa domu de s’orcu.
Monumento funerario nuragico edificato sull’altopiano della Giara di Siddi; l’opera muraria megalitica è costruita in blocchi di basalto disposti a filari regolari, con fronte a esedra e corpo tombale absidato.
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Tomba di giganti Sa domu de s’orcu: nevicata 2012.
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Tomba di giganti Sa domu de s’orcu: nevicata 2012.
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Tomba di giganti Sa domu de s’orcu: nevicata 2012.
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Il paese sotto la neve, visto dalla Giara di Siddi.
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Sulla Giara di Siddi.
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Campagna innevata: vista da Su Ponti Arrubiu.
Foto di Arianna Murru.600399
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La raccolta delle melagrane, anni Trenta.
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Assaggio delle melagrane appena raccolte, anni Trenta.
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Lavori femminili, anni Quaranta.
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Foto ricordo sul raccolto di mandorle, anni Cinquanta.
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Il pollaio in Casa Puddu: Marisa Cau e le sorelle Caterina e Rosaria Puddu, 1955.
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Ada Pau nel pollaio di casa, 1975.
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L’uccisione del maiale, anni Sessanta.
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L’uccisione del maiale, anni Sessanta.
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Raccolta delle mandorle (a scudi mèndula), agosto 1976.
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Messadoris (mietitori), anni Quaranta.
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Sa messa (la mietitura del grano), anni Quaranta.
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Spigadrixis (spigolatrici), anni Quaranta.
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La trebbiatura: sul trattore Enrico Matta, anni Sessanta.
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Una parte della “flotta” e dei lavoratori del pastificio Puddu: camion, auto aziendale, autista, scaricatori, rappresentanti, manutentore e capo pastaio. Entrambi i mezzi sono “griffati” con il primo simbolo della Pasta Puddu: un galletto stilizzato, anni Sessanta.
Foto dell’archivio comunale - Gino Branca.600441 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/015 cibo_siddi.jpg
Lavoratori in posa durante la festa per l’Ercole d’Oro, premio nazionale per l’alta qualità. Al centro del gruppo, con il cappello, Don Cicitu, fondatore del pastificio, 14 febbraio 1971.
Foto dell’archivio comunale - Umberto Branca.600410 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/016 cibo_siddi.jpg
La “raccolta” dei fusilli dalla trafila, anni Settanta.
Foto dell’archivio comunale - Gino Branca.600403 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/017 cibo_siddi.jpg
Le penne, dall’essiccatoio al nastro trasportatore: l’ultimo vaglio prima del confezionamento. Sulla destra, Giuseppe Puddu, presidente del pastificio per lungo tempo, anni Settanta.
Foto dell’archivio comunale - Gino Branca.422600 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/018 cibo_siddi.jpg
L’ora della verità: le prove di qualità, anni Settanta.
Foto dell’archivio comunale - Gino Branca.600410 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/019 cibo_siddi.jpg
Operaie a lavoro: impaccatura e confezionamento della pasta, fase di produzione svolta da sole donne, 10 aprile 1965.
Foto dell’archivio comunale - Cristina Atzori.600402 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/020 cibo_siddi.jpg
Il taglio e l’inscatolamento della pasta lunga, anni Settanta.
Foto dell’archivio comunale - Gino Branca.600419 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/021 cibo_siddi.jpg
In giro con il camion a distribuire la pasta. Da notare, sul mezzo, il marchio dell’Ercole d’Oro, simbolo del premio nazionale per l’alta qualità, anni Settanta.
Foto dell’archivio comunale - Emma Pitzianti.600425 - images/morfeoshow/il_buon_cibo-2738/big/022 cibo_siddi.jpg
Con la giardinetta a promuovere la Pasta Puddu nell’isola (pausa “marina” del rappresentante), anni Settanta.
Da notare, il simbolo del pastificio, ancora un galletto ma questa volta disegnato con le due “P” di Pasta Puddu.
Foto dell’archivio comunale - Emma Pitzianti.600419
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Ricordo della leva militare: Salvatore Boi, fine Ottocento.
Archivio Villa Silli - Melania Diana.403600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/002 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare, primo Novecento.
Archivio fotografico di Regina Spiga.404600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/003 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare, primo Novecento.
Archivio fotografico di Zelanda Pisanu.429600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/004 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare, anni Venti.
Archivio fotografico Villa Silli - Giovanni Boi.436600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/005 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare: Angelo Diana, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Melania Diana.398600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/006 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare: Angelo Diana, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Melania Diana.396600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/007 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare: Antonio Diana, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Melania Diana.389600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/008 album_siddi.jpg
Ricordo della leva militare: Nino Pau, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Maria Pau.387600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/009 album_siddi.jpg
Amici; a destra si riconosce Angelo Diana, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Melania Diana.392600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/010 album_siddi.jpg
Festa di Sant’Antonio: baddu de cresia nella ex Piazza Ranella, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Luigi Serra.600396 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/011 album_siddi.jpg
I fratellini Vacca: Orlando, Ameriga e Celestino, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Ameriga Vacca.388600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/012 album_siddi.jpg
In posa per la foto, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Maria Pau.393600 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/013 album_siddi.jpg
Foto di famiglia: la terza donna in basso è la madre di Maria Pau, anni Trenta.
Archivio fotografico Villa Silli - Maria Pau.600444 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/014 album_siddi.jpg
La famiglia Pau al completo: mamma, papà e le piccole Maria e Ada, anni Trenta-Cinquanta.
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Tutti giù per terra, o quasi! Si riconosce Giovanni Murru, l’unico seduto su una sedia, anni Quaranta.
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Tutti in posa, anni Quaranta.
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In vigna col cagnolino, anni Quaranta.
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Foto ricordo, anni Quaranta.
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Foto ricordo, anni Quaranta.
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Foto ricordo, anni Quaranta.
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Foto ricordo, anni Quaranta.
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Tra gli ulivi, anni Quaranta.
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La nonna, anni Quaranta.
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Foto ricordo: Cesarina Casti, anni Quaranta.
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Antonia Uras, anni Quaranta.
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Ricordo di famiglia, anni Quaranta.
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La bicicletta: Adelchi Spiga, anni Quaranta.
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In occasione della festa di Sant’Isidoro, 1947.
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Is tres priorissas, primi anni Cinquanta.
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Margherita Sideri e Rita Matta, il bambino che le osserva fa parte della famiglia Loi, anni Cinquanta.
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Dal fotografo di Sanluri: Elia Serra immortala la sua passione per gli Indiani d’America, anni Cinquanta.
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Fiera campionaria della Sardegna (Cagliari): i fidanzati Regina e Mario, anni Cinquanta.
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Matrimonio di Regina Spiga e Mario Casu.
Si riconoscono, da sinistra, Carletto Boi, (?), Elia Serra, Giovanni Casu, Giuseppe Tatti, Umberto Murtas, Paolo Aru e Pietro Aru, anni Cinquanta.
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I festeggiamenti del matrimonio di Regina e Mario, anni Cinquanta.
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I festeggiamenti del matrimonio di Regina e Mario, anni Cinquanta.
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Ricordo di famiglia, anni Cinquanta.
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Giovanni Murru con la moto, anni Cinquanta.
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Ricordo delle scuole elementari nei locali dell’ex Ospedale Managu, fine anni Cinquanta.
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Ricordo delle scuole elementari nei locali dell’ex Ospedale Managu con il maestro Figus, fine anni Cinquanta.
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Nannai: Elia Aru all’età di 70 anni, anni Cinquanta.
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Amiche, anni Cinquanta.
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Ricordo dell’aviatore alla sua sposa: Eraclio Tuveri a Emma Pitzianti, anni Quaranta.
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I fratelli Uras: Antonia, Isaia e Rosa, anni Cinquanta.
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La prima fotografia di Guglielmo Murru; dietro la sedia, la mamma Merita (ben nascosta!) lo sostiene, 1951.
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Su stabi di Casa Puddu: Marisa Cau, Caterina Puddu e Rosaria Puddu, 1955.
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Ricordo della quinta elementare nei locali dell’ex Ospedale Managu, anno scolastico 1957-58.
In alto da sinistra: Maddalena Spanu, Maria Sanna, Audilla Atzori, Aurora Vacca e Deodata Corda; in mezzo da sinistra: Melania Diana, Teresa Macis, Marisa Cau, Maria Bonaria Cau, Maria Vacca, Antonina Matta, Teresina Abis, Margherita Urracci e Giovanni Abis; in basso da sinistra: Giuliano Atzori, Giovanni Matta, Lino Branca, Giuseppe Serpi, Marco Cau, Felice Onnis e Francesco Matta.
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Ricordo della quinta elementare nei locali dell’ex Ospedale Managu, anno scolastico 1957-58.
Al primo banco da sinistra: Maria Vacca e Aurora Vacca; al secondo banco da sinistra: Giovanni Matta e Melania Diana; al terzo banco: Marisa Cau e al quarto banco: Maddalena Spanu.
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Su strexu, anni Cinquanta-Sessanta.
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Alla fonte: Giuseppino Sanna e i piccoli Sergio e Marinella, anni Sessanta.
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Luigi Serra in moto sul Colle di San Michele (Cagliari), anni Sessanta.
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Famiglia Floris-Serra per la festa di Sant’Antonio, anni Sessanta.
In alto da sinistra, Francesco Floris, Modestina Aru, Elia Serra, Eva Aru, Maria Serra, Silverio Floris; in basso da sinistra, Nerina Serra, Anna Serra e Ignazio Serra.
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Amiche, 19 aprile 1960.
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Composizione familiare, anni Sessanta.
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La radiolina e la piccola Sandra Branca, anni Sessanta.
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Primi passi col girello: Sandra Branca, anni Sessanta.
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Passeggiata per le vie del paese: Vitalia Altea e la piccola Sandra Branca, anni Sessanta.
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Passeggiata sull’altopiano di Siddi, anni Sessanta.
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La squadra di calcio, anni Sessanta.
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Mamma e figlia: Gianna Pau con la piccola Loredana, anni Sessanta.
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Approfittiamo del fotografo! Anni Sessanta.
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La squadra di calcio, anni Sessanta.
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Ricordo del giorno della cresima, anni Sessanta.
In alto da sinistra: Aurora Vacca, Maria Mancosu, Salvatore Vacca e Orlando Vacca; in basso, si riconosce il cresimando Guglielmo Murru.
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Gruppo dell’azione cattolica in pellegrinaggio a Oristano, anni Sessanta.
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Passeggiata in campagna con la classe della scuola elementare, anni Sessanta.
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Ricordo della scuola materna, anni Sessanta.
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Un brindisi sull’altopiano, anni Sessanta.
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Festa di Sant’Antonio, 1963.
Si possono riconoscere: in alto da sinistra, Cecilio Floris, Isaia Matta, un amico proveniente da Sanluri e Vittorio Uras; in basso da sinistra, Giuseppe Tatti, il fisarmonicista Fiorentino Piras e Paolo Manca.
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Le tre sorelle Branca sulla neve. Da sinistra: Renata, Sandra e Graziella, anni Settanta.
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Nell’orto: il bimbo è Gian Luca Atzori, anni Settanta.
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La grande famiglia Murru, anni Settanta.
In alto da sinistra: Martino, Roberto, Valentino e Guglielmo; in mezzo da sinistra: Ignazio, Maria Maddalena, Fernando, Raimondo, il piccolo Pietro, Ameriga e Giovanni; in basso: Genoveffa e Assunta.
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Mauro Murru in braccio alla nonna Genoveffa Brigas; dietro si intravede su parastàgiu, anni Settanta.
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La famiglia Branca: da sinistra, Graziella, papà Giuseppe, Renata, mamma Vitalia e Sandra, anni Settanta.
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Giovani coppie siddesi, anni Settanta.
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La squadra di calcio, anni Settanta.
Foto di Zelanda Pisanu.600391 - images/morfeoshow/album_dei_ri-1115/big/075 album_siddi.jpg
Parco giochi comunale: da sinistra, Luigi Atzeni, Francesco Floris, Ettore Matta e Raimondo Matta, anni Novanta.
Foto di Ursula Matta - Archivio fotografico Villa Silli - Marisa Cau.600596
Siddi
Il piccolo borgo rurale di Siddi, con i suoi 708 abitanti, è situato nel cuore della Marmilla, sub regione della Sardegna centro-meridionale, il cui nome deriva dalle morbide colline mammillari che, scandite da ulivi secolari, mandorli, vigneti e campi coltivati a grano e alternate agli ampi tratti pianeggianti, ne caratterizzano il paesaggio.
L’abitato sorge ai piedi di un altopiano basaltico, su Pranu de Siddi (la Giara di Siddi), alto mediamente 350 metri sul livello del mare, la cui origine risale a circa cinque milioni di anni fa. È qui che si trovano disseminate le tracce di una consistente frequentazione umana preistorica: si contano, infatti, ben diciassette nuraghi e una grandiosa tomba di giganti, Sa domu de s’orcu. Altre testimonianze archeologiche si trovano sparse nel territorio siddese, in prossimità e anche all’interno del nucleo urbano: una domus de janas (in località Scala de arriu); alcuni resti insediativi (frammenti ceramici e varie monete) che testimoniano la presenza punica; alcune sepolture, monete e ceramiche che attestano la frequentazione romana (sia del periodo repubblicano che imperiale) mentre una fibbia di cintura risale al periodo bizantino (settimo secolo avanti Cristo).
Non si hanno purtroppo notizie certe che attestino l’origine del paese, la cui prima fonte documentaria viene fatta risalire agli anni 1346-1350. Il nome di Siddi, secondo l’ipotesi più probabile, deriverebbe dal plurale del latino volgare Casilli (casotti, casali, casolari o gruppo di piccole case) poi nel tempo trasformatosi in Hasilli, quindi Silli, e infine Siddi. Altre interpretazioni poco documentate indicano che Siddi deriverebbe dalla parola araba Sidi, oratorio o piccola moschea, o da Sid divinità punica riprodotta anche sul gonfalone del paese.
Durante il Medioevo la villa, facente parte del Giudicato d’Arborea, dipendeva dalla Curatoria della Marmilla; dopo diverse vicissitudini storiche e dopo la caduta del Giudicato Arborense, la Marmilla e quindi Siddi entrano a far parte della Contea di Quirra (1477) fino al 1839, quando Siddi viene riscattato dallo stato sabaudo. Da quel momento diviene comune indipendente fino al 1927, quando viene annesso al vicino comune di Lunamatrona, per recuperare la propria autonomia nel 1945.
I due edifici di culto di Siddi si trovano nel cuore dell’abitato.
La chiesa romanica di San Michele Arcangelo, edificata nella seconda metà del tredicesimo secolo nella località nota come Santu Miali (ora inglobata nel centro abitato), è caratterizzata da uno sviluppo planimetrico a due navate, con copertura lignea a doppia falda su capriate nella navata maggiore, a unica falda nell’altra. Nella facciata principale il minore dei due portali d’ingresso è caratterizzato da un architrave in cui è scolpito un fregio in rilievo di non facile interpretazione: vi sono riprodotte cinque figure antropomorfe, separate e comprese da bande verticali decorate a rombi allineati e delimitate, inferiormente e superiormente, da due listelli orizzontali. La prima di queste figure, capovolta, rende l’opera un unicum nel panorama scultoreo medievale sardo, mentre le rimanenti quattro sono stanti e frontali, molto geometrizzate, con spalle larghe, arti esili e testa piriforme e indossano un gonnellino trapezoidale.
La chiesa parrocchiale, intitolata alla Visitazione di Maria Vergine, è stata edificata a partire dal 1704 su un primo impianto di dimensioni minori probabilmente risalente al 1600. L’edificio, realizzato in blocchi di varia natura (marna, arenaria e basalto), ha un impianto longitudinale con navata unica e volta a botte; esternamente è fiancheggiato da tre contrafforti per lato e, sul fianco sinistro, dalla torre campanaria. Al suo interno sono conservate alcune statue lignee del Seicento tra le quali spicca, per la sua pregevole fattura, quella della Madonna col Bambino, decorata in estofado de oro e collocata entro un’ampia nicchia al centro dell’altare maggiore (in marmi policromi e risalente al 1815). La realizzazione della statua viene fatta risalire alla metà del secolo diciassette ed è attribuita a un anonimo scultore campano attivo nell’isola in quel periodo. Di grande interesse storico e artistico sono anche l’altare ligneo intagliato, dorato e policromato all’interno della cappella del Rosario (concluso nel 1766) e un fonte battesimale realizzato con marmi policromi nel 1793.
In prossimità della chiesa parrocchiale, sulla piazza principale, trova posto un edificio (facente parte di un complesso molto ampio) che un tempo è stato sede dell’ospedale Managu, raro e importante esempio di struttura ospedaliera funzionante in Sardegna già dalla seconda metà dell’Ottocento. Oggi la struttura ospita il Consiglio Comunale.
Nella stessa piazza, custodito in una parte d’edificio dell’ex ospedale, si trova il Museo Ornitologico della Sardegna: unico museo della specie, custodisce la più completa collezione di uccelli attualmente presenti nell’isola. L’esposizione si compone, infatti, di circa 300 esemplari (rappresentati in 21 ordini e 51 famiglie), tutti appartenenti alla fauna stanziale e migratrice che popola i diversi habitat della Sardegna.
Tra le vie del centro storico trova posto anche il Museo delle tradizioni agroalimentari della Sardegna, all’interno della seicentesca Casa Steri. Qui è possibile apprezzare come agli articolati spazi abitativi della casa riflettano la complessità organizzativa dell’azienda familiare, le sue trasformazioni nel tempo, il ruolo sociale che famiglia e azienda hanno rivestito. Sono documentate in esso consuetudini, saperi, tecniche di produzione, modi di cucinare e consumare il cibo che appartengono all’intera comunità, di cui rispecchiano molteplici aspetti della vita materiale e simbolica tradizionale.
La vita del paese si trova ancora oggi scandita dalle festività che si susseguono durante l’anno: San Sebastiano (20 gennaio) e il suo falò (su fogadoni); Santa Maria de is candelas (2 febbraio); Sant’Antonio (13 giugno); Sa Gloriosa (2 luglio), la festa in onore della Visitazione di Maria Vergine (la Gloriosa) patrona del paese e San Michele (29 settembre). Da diversi anni un evento immancabile per la comunità è il festival regionale del buon cibo “Appetitosamente”. Importante e originale appuntamento turistico e culturale incentrato sul cibo e la civiltà contadina, il cui obiettivo è volto alla valorizzazione delle risorse culturali, ambientali, umane e del patrimonio enogastronomico presente nel territorio.
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