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I gioielli
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    Anello d’oro a castone piatto con la lettera “R” in ricordo della Cresima, due piccole sfere alle estremità e decorazioni incise a bulino, primi Novecento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Anello d’oro lavorato, primi Novecento.
    Collezione privata.
    Foto di Andrea Saruis.

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    Anello in argento con corallo rosso incastonato, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Anello in argento con decorazioni e pietra incastonata, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Anello in argento con pietra centrale in corallo (mancante), regalo di fidanzamento, anni Quaranta.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Anello in oro a stampo con castone centrale in ceramica dipinta con smalti policromi, raffigurante la Madonna con il Bambino, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Fede nuziale in argento con decorazioni, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Anello da uomo, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Bottone in lamina e filigrana d’argento, con granulazione e castone in pasta vitrea rossa, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Bottone in lamina e filigrana d’argento, con granulazione e castone in pasta vitrea rossa, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Bottone in lamina e filigrana d'oro; si portava appuntato sul collo della camicia, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Bottone in filigrana d’oro; si utilizzava nel corpetto maschile, primi Novecento.
    Collezione privata.
    Foto di Andrea Saruis.

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    Cerchio utilizzato per fermare le cocche del fazzoletto.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Gemelli per la divisa militare.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Gemelli in argento utilizzati per chiudere i polsi della camicia maschile, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Gemelli in argento utilizzati per chiudere i polsi della camicia maschile, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Ciondoli in argento, anni Quaranta.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Cammeo con volto di donna inciso su conchiglia e sfondo in pietra d’onice nera, XIX secolo.
    Veniva indossato dalla padrona di casa come simbolo del suo potere sulla casa.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Catena d’oro a maglia fine, cammeo, incastonato in oro, con volto di donna inciso su conchiglia e medaglia d’oro raffigurante Sant’Antonio, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Catena d’oro a maglia fine, cammeo, incastonato in oro, con volto di donna inciso su conchiglia e medaglia d’oro raffigurante Sant’Antonio, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Collana e ciondolo d’oro con l’effige della Madonna, anni Quaranta.
    Collezione privata.
    Foto di Andrea Saruis.

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    Particolare del ciondolo d’oro con l’effige della Madonna, anni Quaranta.
    Collezione privata.
    Foto di Andrea Saruis.

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    Medaglia d’oro in ricordo della prima fiiare del Banco di Sardegna a Sant’Andrea Frius, 1958.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglie al valor militare.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglie al valor militare.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Cintura in argento (gancera) a due segmenti con tre catenelle intervallate da piastrine ovali a forma di fiore e terminali a cuore, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Orologio da catena in argento con quadrante in smalto bianco, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Orologio da catena in argento con quadrante in smalto bianco, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Orologio da catena in argento con quadrante in smalto bianco, metà Novecento.
    Collezione privata.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Orecchini in lamina e filigrana d’oro con granulazione, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Orecchini in lamina d’oro con pietre vitree incastonate, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Orecchini in oro.
    Collezione privata.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Spilla in oro utilizzata per fermare i bavaglini dei neonati, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Spilla in oro utilizzata per ornare la camicia del costume tradizionale, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Spilla in oro utilizzata per ornare la camicia del costume tradizionale, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Spilla in argento con pietre decorate, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Spilla in argento con pietre vitree, XX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Spilla in oro con rubino incastonato, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Spilla in piastra d’oro incisa con sovrapposta canna attorcigliata e piastrine incise con perline.
    Collezione privata.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Spilla in piastra d’oro incisa con sovrapposta canna attorcigliata e piastrine incise con perline.
    Collezione privata.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Gioielli di origine africana importati, probabilmente, durante la seconda guerra mondiale.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Ciprea ovale, montata in argento, con due sonagli, una sabegia (l’amuleto sfaccettato in pasta vitrea nera) e su tratallu, XIX secolo.
    La conchiglia era un amuleto molto diffuso. Proteggeva i bambini dal malocchio ed era un oggetto con cui i neonati giocavano continuamente.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Conchiglia utilizzata dalle donne contro il malocchio, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Conchiglia contenente incenso e utilizzata con i brebus, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Amuleto di origine africana importato, probabilmente, durante la seconda guerra mondiale.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglia utilizzata contro il malocchio, primi Novecento.
    Le medaglie si portavano, solitamente, appuntate sotto le vesti.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglie antiche con immagini sacre, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglia antica con immagine sacra, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Medaglie antiche con immagini sacre, fine Ottocento.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Catena in argento e medaglione con l’effige di Santa Rita, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Reliquiario in argento, XIX secolo.
    Si portava legato con uno spago sotto le vesti.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Scapolare in panno di lana verde con l’effige della Madonna del Carmelo, primi Novecento.
    Si portava, in segno di devozione, allacciato al collo con un nastrino verde e nascosto sotto le vesti.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Scritu de sa stria.
    Si utilizzava quando qualcuno era stato “preso d’occhio” dal barbagianni (sa stria). Conteneva al suo interno delle preghiere scritte (brebus) e un pezzo essiccato del cuore del barbagianni.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Scritu in pelle realizzato per la nascita di una bambina, metà Novecento.
    Conteneva al suo interno delle preghiere e un pezzetto del cordone ombelicale.
    Foto di Pinna Marcella.

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    Crocifisso in argento, alla base troviamo un teschio.
    Foto di Pinna Marcella.

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    Crocifisso, fine Ottocento.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Rosario, fine Ottocento.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Rosario con grani in madreperla e legature in argento, XIX secolo.
    Collezione privata.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Arazzo con l’effige di Gesù Cristo, fine Ottocento.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Quadro con l’effige di Gesù Cristo, fine Ottocento.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Quadro con l’effige della Sacra Famiglia, anni Trenta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Quadro con la Madonna, anni Quaranta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Quadro con l’effige di Santa Rita, anni Trenta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Quadro con l’effige di Santa Rita, anni Quaranta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Quadro con l’effige della Madonna col bambino, anni Cinquanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    600
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    Matrimonio di Salvatore Piras e Virginia Melis, 1912.
    Archivio fotografico privato.

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    403
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    Matrimonio di Palmiro Atzeni e Mariuccia Callai.
    Archivio fotografico privato.

    600
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    Gruppo della Prima Comunione, anni Trenta.
    Archivio fotografico privato.

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    359
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    Matrimonio di Luigi Mascia e Delia Atzeni, 20 novembre 1938.
    Archivio fotografico privato.

    375
    600
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    Don Secci, noto “predi Secci”, ha operato nel paese dal 1916 al 1942.
    Archivio fotografico privato.

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    600
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    La preesistente chiesa di Sant’Andrea prima della demolizione, anni Quaranta.
    Archivio fotografico privato.

    423
    600
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    Arrivo del vescovo da Senorbì per la celebrazione delle Cresime. La popolazione attendeva all’ingresso del paese e si procedeva verso la chiesa in processione, anni 1954-55.
    Archivio fotografico privato.

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    360
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    Matrimonio, anni Cinquanta.
    Archivio fotografico privato.

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    401
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    Prima Comunione di Paola Aru; sullo sfondo la nonna Paolina Marcia, anni Cinquanta.
    Archivio fotografico privato.

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    600
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    Prima Comunione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    407
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    Prima Comunione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    396
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    Festa della Madonna di Lourdes con le bambine della Prima Comunione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Festa della Madonna di Lourdes con le bambine della Prima Comunione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Matrimonio di Giuseppe Cappai e Peppina Atzeni, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

    435
    600
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    Matrimonio di Mario Mura e Ida Meloni, 20 novembre 1960.
    Archivio fotografico privato.

    600
    405
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    Matrimonio di Luigi Pintus e Bonaria Mameli.
    Archivio fotografico privato.

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    422
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    Giorno del battesimo.
    Il battesimo avveniva entro otto giorno dalla nascita. Molto probabilmente la signora nella foto non è la mamma del bambino, perché era tradizione che la donna, dopo il parto, rimanesse in casa per quaranta giorni dopo i quali s’incresiat, si recava cioè in chiesa per la “purificazione”.
    Archivio fotografico privato.

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    501
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    Giorno del battesimo.
    Il battesimo avveniva entro otto giorno dalla nascita. Molto probabilmente la signora nella foto non è la mamma del bambino, perché era tradizione che la donna, dopo il parto, rimanesse in casa per quaranta giorni dopo i quali s’incresiat, si recava cioè in chiesa per la “purificazione”.
    Archivio fotografico privato.

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    384
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    Giorno del battesimo.
    Il battesimo avveniva entro otto giorno dalla nascita. Molto probabilmente la signora nella foto non è la mamma del bambino, perché era tradizione che la donna, dopo il parto, rimanesse in casa per quaranta giorni dopo i quali s’incresiat, si recava cioè in chiesa per la “purificazione”.
    Archivio fotografico privato.

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    Processione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Processione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

    392
    600
  • images/morfeoshow/cerimonie-8844/big/022 cerimonie_saf.jpg

    Processione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

    423
    600
  • images/morfeoshow/cerimonie-8844/big/023 cerimonie_saf.jpg

    Gruppo di chierichetti, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Processione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Processione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Rientro in chiesa della processione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Processione.
    Archivio fotografico privato.

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    Matrimonio; il corteo degli sposi attraversa piazza Roma, chiamata anche pratza Funtanedda.
    Archivio fotografico privato.

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    369
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    Prima Comunione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Gruppo di chierichetti, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Prima Comunione, anni Sessanta.
    Archivio fotografico privato.

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    In ricordo (probabilmente) della Prima Comunione.
    Archivio fotografico privato.

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    Festa di Sant’Isidoro, anni Settanta.
    Archivio fotografico privato.

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    Processione di Sant’Isidoro, anni Ottanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Processione per la festa di maggio di Sant’Andrea e Sant’Isidoro, primi anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Processione per la festa di maggio di Sant’Andrea e Sant’Isidoro, primi anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Processione per la festa di maggio di Sant’Andrea e Sant’Isidoro, primi anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Processione per la festa di maggio di Sant’Andrea e Sant’Isidoro, primi anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Processione di Sant’Isidoro, anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Processione di Sant’Isidoro, anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Cavalieri di San Giorgio, anni Novanta.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Cavalieri di San Giorgio.
    Processione per la festa di maggio di Sant’Andrea e Sant’Isidoro.
    Foto di Marcella Pinna.

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    La statua di Sant’Isidoro viene posta sul trattore per dare inizio alla processione che, partendo dalla chiesa di Sant’Andrea apostolo, sfilerà con tutti i fedeli per le principali vie del paese, accompagnata dalle tracas, dai trattori con gli addobbi floreali, dai suonatori di launeddas e dall’Associazione ippica “Cavalieri di San Giorgio”.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Traca organizzata e addobbata dai giovani del paese.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Traca organizzata e addobbata dai giovani del paese.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Traca che sfila nelle vie del paese.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Tracas con ornamenti floreali e caius (cestini).
    Foto di Marcella Pinna.

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    Donne in processione.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Processione dei fedeli.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Cavalieri di San Giorgio.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Cavalieri di San Giorgio.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Giovanissimi Cavalieri di San Giorgio.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Cavalieri di San Giorgio.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Sant’Isidoro sfila nelle vie del paese.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Trattore con addobbi in onore di Sant’Isidoro, 2011.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Fedeli in costume sardo.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Trattore con addobbi floreali.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Trattore con addobbi floreali.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Trattore addobbato, 2011.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Trattore addobbato e traca sfilano nelle vie del paese, 2011.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Trattore addobbato e traca sfilano nelle vie del paese, 2011.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Aratro addobbato.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Trattore con addobbi floreali.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Giovani in costume sardo sfilano sulla traca.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Coppia in costume sardo sfila a cavallo.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Sant’Isidoro al ritorno dalla processione.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Sant’Isidoro al ritorno dalla processione.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Festeggiamenti civili in piazza.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Festeggiamenti civili in piazza.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Fuochi d’artificio in onore di Sant’Andrea apostolo.
    Foto di Bruno Atzori.

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    Fuochi d’artificio in onore di Sant’Andrea apostolo.
    Foto di Marcella Pinna.

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    Fuochi d’artificio in onore di Sant’Andrea apostolo.
    Foto di Marcella Pinna.

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I gioielli

A Sant’Andrea Frius possedere gioielli era un vero e proprio privilegio. Si trasmettevano di generazione in generazione come oggetti sacri e preziosi. In occasione delle nozze, alla ragazza veniva prestato, da una mamma, una zia o comunque da un parente stretto, un anello o una vera e propria fede nuziale che doveva restituire subito dopo la cerimonia. Il ragazzo non era così “fortunato” e solo chi poteva permetterselo si sposava con l’anello.
Quando (raramente) la donna indossava il costume sardo, portava in testa su mucadori tenuto da una spilla d’oro molto piccola e semplice, oppure lavorata con delle pietrine. Nel petto metteva una spilla più grande e, solitamente, più lavorata. Portava orecchini e una grossa e lunga collana chiamata su cadenatzu che faceva diversi giri intorno al collo. Sa gancera chiudeva le due parti anteriori del corpetto femminile, all’altezza del seno oppure in vita. Alle dita portavano anelli d’oro o di materiali più poveri.


Il gioiello più importante e diffuso era il bottone. Nel costume sardo, maschile e femminile, non mancavano mai. Essi rappresentavano la classe sociale. Infatti dai bottoni che l’uomo portava, la donna poteva capire se era un buon partito; i bottoni erano d’oro, d’argento o cuciti con ago e filo, quest’ultimi indicavano una grande miseria. I gemelli chiudevano il collo e, a volte, i polsi della camicia. Dalla ricerca è emerso che una donna benestante aveva all’incirca dodici bottoni per manica, la cosiddetta bottoniera.
Certi gioielli venivano regalati in particolari ricorrenze: l’anello con la “R” ad esempio, che significa ricordo, veniva regalato in occasione della prima comunione o della cresima; gli orecchini solitamente venivano regalati alla nascita e indossati per il battesimo.

Il gioiello non aveva solo una funzione ornamentale, ma veniva indossato e utilizzato anche per preservarsi dalle malignità, curare malattie, scongiurare il malocchio e proteggersi dai malifatus (bambole di pezza con gli aghi conficcati).
La popolazione di Sant’Andrea Frius solitamente portava is scritus o amuleti di vario tipo.
L’uomo, ad esempio, non si separava mai dalla pedra de s’ogu, comunemente chiamata “occhio di Santa Lucia” e utilizzata nei riti contro il malocchio. La pietra dell’occhio veniva gettata in un secchio d’acqua e dal numero di bollicine che formava si capiva quanti sguardi malefici si erano ricevuti durante la giornata.
L’amuleto “occhio di Santa Lucia” veniva anche portato, incastonato in argento, per preservare la vista.
Molto diffusi erano is scritus.
Il più diffuso era su scritu de sa stria che si utilizzava quando qualcuno era stato “preso d’occhio” dal barbagianni (sa stria). A Sant'Andrea lo possedevano in pochi e chi l’aveva lo prestava. Quando si prestava, affinché non si rompesse la magia, doveva essere lanciato senza parlare, così anche nel momento in cui veniva restituito. Su scritu consisteva in un pezzo di stoffa che conteneva al suo interno delle preghiere scritte (brebus) e un pezzo essiccato del cuore del barbagianni.
Un’altro scritu molto importante e diffuso nel paese era quello fatto nel momento della nascita del bambino maschio. Conteneva al suo interno delle preghiere e un pezzetto del cordone ombelicale. Le madri lo consegnavano poi come porta fortuna ai figli quando partivano militari o in guerra. Oggi in paese non se ne trovano più perché venivano rubati o, come dicono alcune testimonianze, sparivano inspiegabilmente.
Su scritu de su Cramu veniva invece realizzato quando ci si consacrava alla Madonna del Carmelo e aveva l’intento di preservare le persone da una morte dolorosa. Si trattava di un pezzo di stoffa che conteneva una preghiera e aveva, all’esterno, un’immaginetta della Madonna del Carmelo.
La donna portava sempre uno scapolare in panno di lana con l’effige della Madonna del Carmelo. Molto diffuso tra le donne era anche un cornetto che tenevano quando allattavano, nascosto nelle vesti, per proteggersi dalla pilu de tita (la mastite).
Anche la conchiglia era un amuleto molto diffuso. Proteggeva i bambini dal malocchio ed era un oggetto con cui i neonati giocavano continuamente. La ciprea documentata nella ricerca è di forma ovale, montata in argento, con due sonagli, una sabègia (l’amuleto sfaccettato in pasta vitrea nera) e su tratallu.
I gioielli documentati a Sant’Andrea sono pochi in quanto, nel periodo del fascismo, sono stati sequestrati, insieme a tanti oggetti d’oro, per la patria. Sono stati rivenuti gioielli e un amuleto di origine africana che molto probabilmente sono stati importati durante la seconda guerra mondiale.
La ricerca è stata resa possibile grazie alla collaborazione della popolazione attraverso testimonianze, fotografie e racconti che hanno confermato lo scarso utilizzo dei gioielli ornamentali in epoca passata e, al contrario, hanno confermato la diffusione dell’amuleto e di pratiche magiche nella vita quotidiana.

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