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I gioielli
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    Anello a piastra in oro con castone decorato con gemme formanti un fiore.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro decorato e lavorato, con pietre preziose incastonate nella parte centrale.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro decorato a rilievo, con piccolo cerchio centrale.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro con quadrante frontale decorato con motivo floreale, perle e smeraldo incastonati.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro con motivo realizzato con elementi tondeggianti a decorazione e rubino incastonato.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro a fascia con pietre colorate.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro con doppio giro, volute decorative, perle e smeraldo incastonati.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro inciso con motivi geometrici e parte centrale romboidale con pietre incastonate.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro finemente lavorato e lastra frontale con pietre preziose.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in oro con diamanti incastonati.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/011 vanita_mandas.jpg

    Anello in filigrana sarda.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello in argento filigranato e granulato.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello d’argento in filigrana e granulato.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Anello d’argento in filigrana e granulato.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Bottone in argento filigranato e granulato, con pietra rossa incastonata e fermo per asola a forma di “T”.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/016 vanita_mandas.jpg

    Bracciale rigido, realizzato a fascia con incisioni e lavorazioni in rilievo.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/017 vanita_mandas.jpg

    Bracciale rigido, realizzato a fascia con incisioni e lavorazioni in rilievo.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/018 vanita_mandas.jpg

    Bracciale in oro decorato con motivi geometrici.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/019 vanita_mandas.jpg

    Particolare delle decorazioni del bracciale in oro.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/020 vanita_mandas.jpg

    Gancere in argento incise e lavorate con vari motivi.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Gancera de chinzu in argento a un segmento e pendente in argento con raccordi lavorati con elementi floreali.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    600
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    Gancera de chinzu in argento a un segmento e pendente in argento con raccordi lavorati con elementi floreali.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/023 vanita_mandas.jpg

    Gancera a un segmento in argento, con catena e maglie ad anelli.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    600
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    Gancera in argento a segmento doppio con catenelle grosse e raccordi decorati con elementi vegetali.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    600
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    Gancera in argento a segmento doppio, decorata con elementi floreali e pendente con volatili raffigurati.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Particolare del pendente di una gancera in argento con volatili ed elementi vegetali incisi.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Pendente di gancera in argento lavorato e con una maschera raffigurata.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Raccordi di gancera in argento, decorati con elementi zoomorfi.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Raccordi di gancera in argento lavorati con elementi floreali e zoomorfi.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Coppia di orecchini in oro con diamanti incastonati.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Coppia di orecchini in oro con diamanti incastonati.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Parure di collana, bracciale e orecchini in filigrana d’oro e granulazione.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Spilla in argento granulato e traforato con perla rossa incastonata.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Spilla in lamina e filo d’oro decorata con motivi floreali e vetro colorato.
    Spilla in lamina e filo d’oro con motivi geometrici e pasta vitrea.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Teca e bottone in filigrana d’argento.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Teca in filigrana d’argento traforata e granulata, con pietra rossa incastonata.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Teca in filigrana d’argento traforata e granulata, con pietra rossa incastonata.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Interno della teca in filigrana traforata d’argento.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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  • images/morfeoshow/i_gioielli-7144/big/039 vanita_mandas.jpg

    Costume tradizionale mandarese e gioielli indossati.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Costume tradizionale mandarese e gioielli indossati.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Fitta bottoniera in filigrana d’argento, gemelli e bottoni in filigrana d’oro.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    600
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    Particolare della bottoniera in filigrana d’argento.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Costumi tradizionali mandaresi e gioielli indossati.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Catena in oro con cuore, realizzato in rilievo, e pendente con pietre preziose colorate e frange.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Claudia Castellano.

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    600
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    Amuleto in argento lavorato e traforato con perla color turchese e rosone a otto petali in filigrana contenente un frammento di tessuto.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    600
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    Anello amuleto in argento con occhio di Santa Lucia.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Amuleto a ciondolo con angelo e sonagli in argento.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    Spuligadentes zoomorfo in lamina d’argento incisa.
    Collezione privata.
    Foto di Maura Crabu.

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    La statua della Vergine Assunta dormiente con i gioielli della parrocchia in occasione della sua festa.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Particolare dei gioielli della statua.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Rosario a tre rosoni, seconda metà XIX secolo.
    Corona con avemarie in pasta vitrea rossa, pater a bottone in lamina d’argento traforata, legatura in argento con distanziatori a “S”. Appendice con croce-stella in filo d’argento con inserti in filigrana e tre rosoni a otto petali in filigrana contenenti cromolitografie.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Rosario sardo domenicano, metà XIX secolo.
    Corona con avemarie in grani di corallo, pater a bottone in filigrana d’argento, legatura in argento con distanziatori a “S”. Appendice con fiocco e croce-stella in filigrana d’argento con castone centrale in pasta vitrea, due rosoni a otto petali in filigrana con castoni in pasta vitrea alle estremità e terminale con crocefisso in fusione d’argento e castoni in pasta vitrea sui bracci.
    Collezione parrocchiale.
    Foto di Claudia Castellano.

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    Gruppo dei bambini di Prima Comunione, giugno 1933.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Arrivo in chiesa della sposa, 22 ottobre 1950.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Matrimonio, 22 ottobre 1950.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Il canonico Salvatore Dessì, don Cadoni e un folto gruppo di chierichetti, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Prima Comunione di Franco e Pietro Carta, 9 giugno 1955.
    Foto dell’archivio comunale.

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    La sposa con gli invitati fuori dalla propria abitazione. Riconoscibili, da sinistra, Giorgio Cabras, Tilde Cabras, Anna Luisa Cabras, Giovanni Mulliri e Agnese Fadda, 1963.
    Foto dell’archivio comunale.

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  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/007 cerimonie_mandas.jpg

    Matrimonio di Paola Orrù e Paolo Melis, 1963.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Distribuzione dei confetti: Paolo Sulis, Ines Schintu, Maria Assunta Seu e gli sposi Paolo Melis e Paola Orrù, 1963.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Matrimonio di Lucia Deidda e Pasqualino Cucciari, 27 aprile 1964.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Gruppo di invitati al matrimonio di Lucia Deidda e Pasqualino Cucciari, 27 aprile 1964.
    Foto dell’archivio comunale.

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    406
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    Gruppo di invitati al matrimonio di Lucia Deidda e Pasqualino Cucciari, 27 aprile 1964.
    Foto dell’archivio comunale.

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    401
  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/012 cerimonie_mandas.jpg

    Matrimonio di Francesco Spano e Rita Pilia, 27 novembre 1965.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Matrimonio di Vitalia Spano e Antonio Atzori, 1971.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Matrimonio di Steri Aurora.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Matrimonio Pittau-Vacca.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    514
  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/016 cerimonie_mandas.jpg

    Matrimonio di Anna Sedda e Angelino Serra.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    600
  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/017 cerimonie_mandas.jpg

    Matrimonio di Antoniccu Piras.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    441
  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/018 cerimonie_mandas.jpg

    Matrimonio di Mario Pisano e Anna Curreli.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    600
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    Matrimonio.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    600
  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/020 cerimonie_mandas.jpg

    Ingresso della chiesa: il giorno del matrimonio.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    600
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    Foto di gruppo all’ingresso della chiesa: il giorno del matrimonio.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    403
  • images/morfeoshow/cerimonie-4499/big/022 cerimonie_mandas.jpg

    Matrimonio di Immacolata Boi e Cenzo Ronconi.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Il giorno del matrimonio.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Foto ricordo per il matrimonio.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Prima Comunione di Luisa Melis, con Elisea Melis, Adriana Melis, Alessio Melis ed Efisio Melis.
    Foto di Roberto Tocco.

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    600
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    Prima Comunione di Maria Pia Santa Cruz.
    Foto dell’archivio comunale.

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    600
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    Ricordo della Prima Comunione di Maria Grazia.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Ricordo della Prima Comunione.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Foto ricordo in occasione della Prima Comunione.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Foto ricordo in occasione della Prima Comunione.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Matrimonio di Fiorenza e Pepuccio Siddi, con Efisio Melis.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Matrimonio di Anna Curreli e Mario Pisano.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Matrimonio di Filomena Saba e Giovanni Scioni.
    Archivio Laboratorio Immagini.

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    Confraternita al rientro in parrocchia da una processione, 1933.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione con il simulacro di San Luigi Gonzaga, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    La Santissima Vergine del Carmelo ospite in casa Raccis, ottobre 1950.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Santissimo Sacramento in processione per il Corpus Domini.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Santissimo Sacramento in processione per il Corpus Domini.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Santissimo Sacramento in processione per il Corpus Domini, anni Cinquanta.
    Riconoscibili, da sinistra, il maresciallo Francesco Urru, preceduto dal sindaco Virgilio Perra, e il dottor Francesco Cabras.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione con le confraternite.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione per le vie del paese.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione per le vie del paese.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione in onore della Vergine Maria.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Scene di vita ecclesiastica a Mandas.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Scene di vita ecclesiastica a Mandas.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Celebrazione religiosa.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Tziu Gerenniu prepara le palme per la benedizione.
    Foto dell’archivio comunale.

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    S’incontru. Una delle tante tradizioni importate a Mandas dagli spagnoli.
    In primo piano Beniamino Pilia con uno dei figli e Virgilio Perra; in fondo, con il vestito da confratello, Serafino Mulliri, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    S’incontru, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    S’incontru: momento culminante dell’incontro fra il Cristo Risorto e la Madonna, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    S’incontru: momento culminante dell’incontro fra il Cristo Risorto e la Madonna, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    S’incontru: rientro in parrocchia della processione, anni Cinquanta.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Ricordo del giorno di Pasqua, Mandas, 22 aprile 1962.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Falò di Sant’Antonio Abate, 17 gennaio 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Balli sardi del gruppo folk “Santu Jacu” nel compendio medioevale di Sant’Antonio in onore del Santo.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Suonatori di launeddas eseguono i goccius in onore di Sant’Antonio.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Domenica delle Palme: benedizione. Riconoscibili le sorelle Paba.
    Foto di Antonello Atzori.

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    S’incontru: la Madonna con il velo da lutto, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    S’incontru: momento culminante dell’incontro fra il Cristo Risorto e la Madonna, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    S’incontru: le sorelle Bruna e Ninna Atzori con lo stendardo, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    S’incontru: il rientro della processione. Visibile la croce processionale in argento della collezione parrocchiale.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa di Sant’Isidoro: piazzale della chiesa di San Giacomo con i buoi e i trattori, 1987.
    Sant’Isidoro è protettore degli agricoltori e patrono di Madrid. La festa in onore del Santo è retaggio della dominazione spagnola.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Festa di Sant’Isidoro: piazzale della chiesa di San Giacomo con il poeta Giovanni Zedda e i cavalli bardati a festa, 1987.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Processione di Sant’Isidoro: Dino Vacca con il suo giogo di buoi, 1987.
    Foto dell’archivio comunale.

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    Festa di Sant’Isidoro: trattori addobbati nel piazzale della parrocchia di San Giacomo, anni Novanta.
    Archivio fotografico dei mandaresi.

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    Processione di Sant’Isidoro: trattori addobbati, anni Novanta.
    Archivio fotografico dei mandaresi.

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    Festeggiamenti per i quattrocento anni della chiesa parrocchiale di San Giacomo apostolo, 2 luglio 2005.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Sant’Isidoro. Statua policroma in legno intagliato e dipinto di bottega sarda dei primi del Seicento, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa di Sant’Isidoro. Trattori nel piazzale antistante la chiesa di San Giacomo, pronti per la benedizione, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa di Sant’Isidoro. Trattori addobbati a festa: in primo piano su pallini con il grano, in segno di buon auspicio per un buon raccolto, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa di Sant’Isidoro. Dettagli dei trattori addobbati: fiori, grano e spighe, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa di Sant’Isidoro. Dettagli dei trattori addobbati: icone religiose, spighe e fiori, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Processione di Sant’Isidoro. Trattori addobbati a festa: riconoscibile Alessandro Deidda, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Processione di Sant’Isidoro, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Processione di Sant’Isidoro. Cavalli bardati con i cavalieri Matteo Gessa, Matteo Damu e Giancarlo Colombo, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Processione in onore di San Giovanni Battista: partenza dalla chiesa di San Giacomo, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa di San Giovanni Battista: preparazione del falò nella chiesetta campestre, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    San Giacomo Maggiore, patrono di Mandas.
    La festa di San Giacomo apostolo il Maggiore, vanta a Mandas origini antichissime. Si ha notizia della festa manna de sa idda, infatti, già negli ultimi anni del 1500 quando la comunità di Mandas innalzò a San Giacomo, patrono del paese, un grande santuario. La festività rappresentava per Mandas, paese a economia esclusivamente agricola, l’occasione per rinnovare i propri sentimenti religiosi di gratitudine per la fine della raccolta del grano. La festa iniziava, come oggi, il 24 luglio con una solenne processione con il simulacro del santo, a cui partecipava tutto il paese e alcuni suonatori di launeddas. Per un’antica leggenda, in processione non si porterà mai il piccolo simulacro di San Giacomo (conservato in una nicchia del muro del presbiterio) perché si tramanda che, spostando la statua, si scatenerebbe un diluvio. Il 25 luglio tutto il paese si recava alla messa solenne per ascoltare il panegirico in onore del santo. Il pomeriggio, come ricordano anche l’Angius e il Casalis, il paese assisteva allo “spettacolo della corsa e alla ricreazione della danza nazionale all’armonia delle launelle”. La chiesa parrocchiale di San Giacomo apostolo il Maggiore è stata consacrata da monsignor Ernesto Maria Piovella il 5 maggio 1928.
    Foto dell’archivio parrocchiale.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: il Santo, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: il giogo dei buoi nel piazzale della parrocchia di San Giacomo, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: il giogo dei buoi, particolare degli addobbi, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: il giogo dei buoi di Perra Mario porta il Santo in processione, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: suonatori di launeddas, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: confraternite in processione, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: Gruppo Folk “Santu Iacu” di Mandas in processione, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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    Festa patronale di San Giacomo apostolo: Gruppo Folk “Santu Iacu” di Mandas, 2011.
    Foto di Antonello Atzori.

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I gioielli

La ricerca di collezioni private di gioielli ha permesso di scoprire che diverse famiglie possiedono una buona quantità di prendas de oro; in particolare, anelli, collane e orecchini in filigrana d’oro, decorati e traforati, ma anche amuleti legati alla magia. Molto diffusi is cadenatzus e i gioielli utilizzati soprattutto con il costume sardo: bottoni d’argento e spille, in lamina e filigrana d’oro.


La spilla ha diversi utilizzi; la troviamo nelle vesti di seta della statua della Vergine Assunta dormiente e nel costume tradizionale femminile, per fermare il copricapo a benda, per trattenere lo scialle o per fissare in precise posizioni alcuni gioielli sul petto. Nella Trexenta viene utilizzata anche per fermare e mantenere su mucadori mannu (un fazzoletto di seta damascata utilizzato come copricapo): si tratta, in questi casi, di uno spillone d’oro detto, in dialetto, s’agulla de conca o sa broscia.
L’anello è il gioiello ornamentale femminile più diffuso. Realizzato con diverse fatture sia in oro che in argento, con pietre dure o in pasta di vetro incastonate a dentelli ripiegati, oppure in argento filigranato, traforato e granulato, è utilizzato principalmente come dono di fidanzamento e matrimonio per simboleggiarne l’unione.
Sono stati trovati anche anelli con incastonate pietre o conchiglie contro il malocchio. Un amuleto di questo tipo, che ritroviamo in una collezione privata, è costituito dall’opercolo della conchiglia Turbo rugosus, comunemente chiamato “occhio di Santa Lucia”, la santa protettrice della vista, e utilizzato appunto nei riti contro il malocchio. Si riteneva, infatti, che il malocchio potesse essere trasmesso attraverso lo sguardo, sia verso le persone, ma anche verso animali, piante e oggetti. Un tempo alcune persone praticavano sa mexina de s’ogu pigau per liberarsi dal malocchio. Oggi a Mandas non ci sono anziani che praticano questo rito, ma è stato comunque tramandato e, in paese, ci sono alcuni giovani che lo praticano. L’“occhio di Santa Lucia” lo ritroviamo anche nella collezione del tesoro della chiesa custodito nel museo di arte sacra, per quella sorta di commistione tra magia e religione che, da sempre, caratterizza i gioielli della tradizione popolare sarda.
L’amuleto era uno strumento di difesa contro la sofferenza e il male attribuito a cause sconosciute; era quindi considerato un oggetto magico, spesso simbolo della potenza divina, che aveva la forza di neutralizzare gli influssi malefici e preservare dalle malattie. Veniva spesso portato fissato nelle vesti o appeso al letto o alla culla, o riposto sotto il cuscino.
Magia e fede sono sempre strettamente intrecciate, sia per quanto riguarda i riti contro il malocchio, sia nei vari rimedi della medicina popolare in cui dicius e brebus convivono naturalmente con le preghiere più strettamente religiose. Oltre alla “medicina” contro il malocchio ci sono anche altri riti per varie malattie, ad esempio per i porri.
Un particolare amuleto, in lamina d’argento, appartenente a una collezione privata, è costituito da un angioletto e, all’estremità, da piccoli sonagli. Gli amuleti sono accompagnati spesso da sonagli che hanno la funzione di rafforzare il richiamo della forza magica per allontanare il male.
La ricerca ha evidenziato anche la presenza di un argento da toilette chiamato spuligadentes che aveva un doppio uso: per la pulizia dei denti e delle orecchie (come i nettaorecchie etiopi ed egiziani), ma anche una funzione magico-religiosa. Sono realizzati con forme abbastanza complesse, terminanti da una parte a punta (lo stuzzicadenti) e dall’altra con una palettina (il nettaorecchie), con rappresentazioni zoomorfe (cerbiatti, cavalli, cani, colombe, insetti, rapaci, unicorni, draghi), antropomorfe (le più frequenti sono i cavalieri) o con immagini sacre (in genere il volto di Cristo o della Madonna), oppure hanno incorporato un reliquiario o un fischietto, per tenere lontano i malefici. Gli esemplari più semplici sono costituiti da un profilo a forma di cuore da cui si diramano esternamente i due elementi ricurvi contrapposti. Sono spesso portati appesi, inseriti in un anello di sospensione, in una lunga catena d’argento detta a giunchilliu affinché potessero sempre proteggere.

I gioielli sardi sono strettamente connessi al costume tradizionale, integrandolo e completandolo nei suoi elementi decorativi.
I bottoni sono un elemento indispensabile e caratteristico del costume. Possono essere cuciti in serie, in numero variabile da dieci a ventiquattro, o appesi in una catenella di sospensione - sa butonera - utilizzata per chiudere le maniche del caratteristico giubbino di seta femminile - su giponi o baschina - e anche il corpetto maschile - su cropetu - che aveva una fitta bottoniera sul davanti.
I bottoni d’argento o d’oro (più rari) sono costituiti da due calotte, coniche o semisferiche, talvolta schiacciate e saldate nelle basi. Possono essere realizzati con varie tecniche: in lamina intera liscia, in lamina traforata, in filigrana con effetti di trasparenza o applicata su lamina arricchita da granulazioni (minuscole sferette saldate) e da elementi romboidali o discoidali incisi. Alla sommità possono avere un granulo, un castone liscio con le iniziali del proprietario o una pietra incastonata. Sono fissati a nastri o muniti di fermi a “T” per consentire il passaggio nelle asole.
Anche le bottoniere hanno una valenza magica. Innanzi tutto è ritenuta un’offesa se qualcuno, in particolar modo, un uomo, tocca la bottoniera di una donna, ma soprattutto, all’interno di alcuni bottoni, vengono spesso inserite delle piccole pietre di modo che il tintinnio prodotto possa scacciare l’influsso negativo.
Un altro gioiello particolare trovato nella ricerca e strettamente connesso al costume è sa gancera.
La catena conosciuta con il termine di gancera ha la funzione di chiudere alcuni indumenti sia maschili che femminili. Generalmente realizzata in argento è costituita da due elementi posti alle estremità e da una catenella di collegamento. Nella Trexenta viene usata per chiudere il cappotto di panno maschile - su sereniccu – e nel pantalone tipo gonnellino in orbace - s’arroda - che veniva completato con una catenella d’argento munita di un’appendice decorativa lasciata cadere lungo il fianco, sa gancera de chinzu (la catenella della vita). Viene anche utilizzata per allacciare le due parte anteriori del corpetto femminile - su cossu - all’altezza del petto o in vita, per tenere aderenti al viso i lembi del copricapo femminile o per chiudere il grembiule.

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